Domy: la domotica sicura e open
“Noi siamo qui per fornirvi i magici servizi della domotica”. Esordiva così un improbabile venditore interpretato da Diego Abatantuono nel film “Buona Giornata”, dove cercava di vendere prodotti ad altrettanto improbabili acquirenti.
La domotica, vocabolo composto da domus (casa) e robotica, raccoglie tutte quelle tecnologie che tendono a migliorare la qualità della vita quotidiana all’interno delle mura domestiche.
Certamente non è argomento nuovo: da diversi anni sono presenti sul mercato prodotti che permettono la telegestione degli impianti domestici, l’accensione o lo spegnimento di tutti gli apparati elettrici di una casa con un semplice telecomando o con uno smartphone.
Naturalmente anche la domotica è stata contagiata in questi ultimi anni dalla moda del Cloud, perché ormai (secondo il pensiero comune) se un servizio o un prodotto non si collega ad una nuvola digitale non è uno strumento moderno e avanzato. In pratica attraverso la domotica cloud è possibile controllare da remoto la propria abitazione, grazie ad un’app da installare sul cellulare e un server centrale che dialogherà con le tecnologie installate in casa.
Tuttavia esistono anche prodotti che non necessitano di collegarsi con un “cervellone elettronico centrale” e che ne fanno un vanto di questa loro soluzione. Uno di questi è Domy, un piccolo hub con un cuore Open Source realizzato da Homatron.
“Domy è un sistema di automazione domestica – ci spiega Gaetano Di Stefano uno dei soci fondatori – che permette di controllare e utilizzare, anche a distanza, tutti i dispositivi elettrici normalmente presenti in un’abitazione. Abbiamo
progettato delle periferiche wireless, scegliendo di realizzare esclusivamente dispositivi non già esistenti sul mercato e di integrare nel nostro sistema quelli già esistenti delle migliori tecnologie, in maniera da fornire agli utenti una varietà di scelta anche a costi contenuti. Noi abbiamo realizzato il Concentratore, “cervello del sistema”, ed una serie di periferiche tra le quali dei dispositivi ad incasso che vanno a integrare prese, interruttori, relè e dei regolatori per l’illuminazione”.
Com’è nato Domy? Come vi è venuta l’idea di usare software libero?
Homatron aveva sviluppato un primo sistema domotico basato su server Windows su periferiche costruite da altri. Continuare ad investire su questa strada avrebbe comportato i soliti rischi di Windows come ad esempio aggiornamenti imposti che non ti fanno più funzionare nulla o Silverlight messo in obsolescenza anche se utilizzato come base di tutta la grafica.
Io ho proposto un sistema aperto, basato su Debian, capace di connettersi a tutto ciò che è aperto e non solo. Abbiamo rifatto tutto utilizzando Javascript e Websocket, MQTT e quanto di aperto c’è a disposizione. Inoltre sentendosi la mancanza di alcuni device non esistenti sul mercato, li abbiamo progettati e realizzati “motorizzandoli” con panStamp.
Come nasce Homatron e quanti siete attualmente?
Homatron nasce nel 2009 con la “mission” di portare la domotica in tutte le case ed è divenuta start-up innovativa. È ampiamente partecipata essendo in 11 soci, alcuni di grande esperienza, ma con una forte componente giovanile che ci ha permesso nel 2012 di chiedere ed ottenere un finanziamento pubblico.
L’azienda si avvale, oltre che della collaborazione dei soci di cui 5 sono abitualmente operativi, anche di 4 dipendenti e di consulenti esterni secondo le necessità. Inoltre spesso la società ospita stagisti, che danno un contributo importante: alcuni degli attuali dipendenti hanno iniziato come stagisti.
Attualmente lo staff del marketing/commerciale conta due figure, quello amministrativo altre 2 e gli altri (8 al momento considerando anche gli stagisti) si occupano di ricerca, sviluppo e produzione.
In tutto questo cosa come si inserisce l’Open Source e il Software Libero?
È un po’ una filosofia di vita. A nostro parere il modello open source ha degli aspetti fondamentali. Per esempio la possibilità di modificare secondo nostra necessità e implementare con funzionalità aggiuntive, grazie al codice liberamente disponibile, il che porta un valore aggiunto che spesso consente di implementare facilmente il software open source in ambiente di produzione ad agevolare il “deploy”. Inoltre le comunità open source fanno un ottimo lavoro nella ricerca, individuazione e risoluzione di vulnerabilità e nel veloce rilascio di patch di sicurezza, spesso a velocità doppia rispetto ai produttori di software commerciale. I limitati costi e il modello di distribuzione ci permettono di dedicare maggiori parti del nostro budget per fare ciò che ci interessa davvero: personalizzazioni, funzionalità e innovazioni. L’open source è l’unico sistema che, avvalendosi della cooperazione fra vari soggetti, permette alle PMI di competere con le multinazionali.
Contribuite alle comunità di Software Libero? Se sì in quale modo?
Sì, nella misura che anche noi mettiamo a disposizione codici e protocolli dei nostri dispositivi, in modo da consentire piena autonomia a chi voglia metterci mano. Ovviamente chi viene a lavorare con noi è “costretto” ad avvicinarsi al mondo open source, e questo spesso permette una crescita personale e un ampliamento di vedute e prospettive. Siamo di parte: l’open source non ha bisogno di convincere nessuno, se uno pensa la scelta vien da sé.
Avete adottato un modello di business e calcolato i tempi di ritorno degli investimenti della vostra attività?
Il modello di business è basato sulla vendita dei sistemi che integrano i prodotti di nostra produzione e di quelli integrati prodotti da terze parti. Per esempio per quanto riguarda i sistemi di antifurto abbiamo scelto di integrare prodotti con consolidata presenza sul mercato. Prevediamo di raggiungere il pareggio fra entrate ed uscite entro 10 mesi ed il rientro dall’investimento in 4 anni.
Il mercato come sta rispondendo?
Non nascondo che siamo in un momento di stallo: siamo pronti con tutta la parte tecnologica, dobbiamo realizzare solo i contenitori per le schede elettroniche e pensare al lancio sul mercato. Purtroppo i fondi scarseggiano e gli stampi sono molto costosi: ci siamo lanciati in un crowdfunding su Kickstarter, un po’ per i fondi un po’ per capire il tipo di risposta al prodotto.
Perché scegliere Domy?
La prima parola che vorrei fosse associata dagli utenti a Domy è sicurezza. Noi abbiamo deciso di non ricorrere al cloud, tecnologia di gran moda ma ad esclusivo vantaggio dei cloud-provider, pericolosa ed intrinsecamente insicura per gli utenti e se volete approfondire date un’occhiata al nostro articolo: Domy, il sistema cloud free. Il nostro hub coDomynsente di effettuare tutto ciò che fanno i sistemi cloud ma più velocemente, in maniera sicura e abbattendo drasticamente i rischi di furto o utilizzo non autorizzato dei dati.