Open Source in Italia: parlano i dati
Abbiamo già avuto modo di scrivere come l’open source sia un vero modello di business e diversi report annuali ormai hanno messo in evidenza, a più riprese, come le aziende ne siano interessate. Nextvalue, società specializzata in ricerche di mercato, ha recentemente pubblicato un report dedicato all’open source in Italia, che mette in evidenza come questa tipologia di programmi non sia più percepita solo come alternativa a basso prezzo o gratuita, ma come una tecnologia matura e pronta ad essere utilizzata in ambito produttivo.
Se fino a questo momento le soluzioni open si sono fatte strada principalmente nel ramo browser e nei sistemi di content management, per la gestione di portali e dell’e-commerce, adesso l’attenzione è sul software dedicato allo sviluppo dell’infrastruttura applicativa (ERP, CRM), Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Machine Learning e cloud.
Tuttavia, come rileva il report, le realtà interessate purtroppo si scontrano spesso con la mancanza di personale specializzato proprio su queste tematiche e rilevano tra le necessità la possibilità di dialogare con professionisti che possano offrire consulenza, formazione e supporto tecnico.
La ricerca di Nextvalue, condotta nel mese di gennaio 2018, ha come campione 80 decisori IT di aziende e pubbliche amministrazioni di piccole, medie e grandi dimensioni. Di queste solo il 15% dichiara di non utilizzare programmi open source e di non conoscere altre aziende che lo utilizzano ed invece un 65% utilizza soluzioni aperte e conosce altre realtà che ne fanno uso.
Da notare che le percentuali si modificano con le pubbliche amministrazioni intervistate, dove la percentuale dei conoscitori raggiunge il 100% e gli utilizzatori all’85%. Segno che vi è una grande attenzione da parte delle PA italiane su queste tematiche.
Se l’interesse e la consapevolezza dell’esistenza di soluzioni libere sono cresciute notevolmente, la ricerca rileva che gli intervistati non considerano più queste tecnologie solo per l’abbattimento dei costi, ma anche per gli aspetti innovativi e di sicurezza. Infatti più del 63% dichiara di utilizzarlo in ambito mission-critical e un 42% addirittura afferma di utilizzarlo solo in attività di primaria importanza.
Sotto questo aspetto è da notare che gli IT manager mettono ancora al primo posto il risparmio economico, mentre sono proprio i CIO che vedono l’open source come approccio innovativo che può portare maggiori benefici rispetto ad altre.
Rimane una fetta di non utilizzatori convinti che non hanno intenzione di adottare software liberi nel prossimo futuro.
In sintesi, i dati mostrano come in Italia l’implementazione di software liberi in ambito produttivo sia iniziato e, seppur preso in considerazione inizialmente per risparmi di spesa, l’intenzione di aumentarne l’impiego, non solo in settori non critici, dimostra che l’open source è considerato maturo e stabile. A fronte di questo si rileva la necessità di figure professionali altamente specializzate che possano offrire formazione, consulenza e supporto tecnico a tutte quelle aziende e pubbliche amministrazioni che vorrebbero implementare ed utilizzare queste tecnologie.